Lettera a suor Emanuela Ghini

Bologna, 11 dicembre 1989

Cara Emanuela[1],

è passato tantissimo tempo, ma ormai non vengo neppure a scusarmi.

All’inizio di settembre mia madre ebbe uno scompenso cardiaco abbastanza grave; non fu ricoverata, ma rimase in casa, ferma nella sua stanza, per lo più in poltrona quando non era a letto; una mia cugina veniva ogni pomeriggio e preparava qualcosa anche per il giorno dopo, io stavo un po’ in chiesa (il parroco in quei giorni era assente), di mattina andavo all’Università e, tornando verso le 13, cuocevo la minestra, scaldavo la pietanza, e si mangiava assieme; la mamma stava riprendendosi - almeno così sembrava - e la mattina del 20 settembre avevamo parlato della mia possibilità di venire a Savona il 23 (il parroco nel frattempo era tornato, e veniva una ragazza, quattro o cinque volte la settimana, per fare un po’ di lavori): avevo studiato l’orario dei treni e avevo constatato che potevo tornare non troppo tardi; la mamma m’incoraggiò a venire. Ma nel pomeriggio dello stesso giorno 20, dopo aver messo in ordine la cucina e aver anche fatto un po’ di lavoro su traduzioni di un passo biblico (almeno così mi par di ricordare), mentre salivo al piano superiore (abbiamo una casa un po’ vecchia, con una scaletta interna) sentii la mamma muoversi e parlare in modo non ben riconoscibile: si era attuata una forma di ischemia cerebrale, senza paresi e difficoltà motorie, ma con notevoli difficoltà espressive.

Non continuo con tanti particolari: dopo due giorni (il 22 settembre), dietro precisa indicazione medica, la mamma fu ricoverata all’ospedale Malpighi[2], nel reparto geriatrico diretto da F. Cavazzuti (che conosco; e conosco fin da quando era matricola un suo aiuto, il dott. G. Peta; l’uno e l’altro hanno seguito attentamente il decorso della malattia durante il ricovero nel loro reparto; e se ne sono interessati anche dopo).

Ti dirò che già la notte precedente il ricovero (l’ultima che la mamma ha trascorso a casa), quando di ricovero non si era ancora parlato, io mi ero ormai convinto che si fosse ormai alle ultime ore: il respiro era difficile, una specie di rantolo; per due volte la svegliai (col timore che non si svegliasse; invece aprì un poco gli occhi, trovandosi in una specie di assopimento); verso mattina il sonno diventò un po’ più tranquillo, e mi addormentai anch’io. Fu una notte per me difficile e insieme, son convinto, segnata da qualche grazia profonda; dovetti percorrere, in tempi che mi parevano brevi, l’itinerario d’una accettazione in cui non prevalesse nessuna angoscia (del non detto, del non fatto; e poi proprio della separazione - ma diciamo pure: della separazione sensibile, ritenuta molto ravvicinata) e invece prevalesse la parola di pace che è stata detta sul nostro vivere e sul nostro morire (viviamo per il Signore ... moriamo per il Signore...; tutti vivono per lui…).

Poi, credo di aver avuto molti aiuti; credo anche aiuti proporzionati alla mia debolezza. Mi riferisco alle settimane - ai due mesi - che sono seguiti; penso al fatto che mia madre non ha perso del tutto la parola, ma ha continuato a conoscere le persone, a capire, a dire parole e brevi frasi (invece quando tentava un discorso più articolato non ci riusciva; e qualche volta, accorgendosene, piangeva: ma è successo veramente); è sempre riuscita a pregare distintamente (due o tre volte, quando stava peggio, muoveva almeno le labbra; anche l’ultimo giorno).

Una notte che mi trovavo in ospedale mi venne in mente il card. Pellegrino[3]: sapevo che negli ultimi anni non poteva più parlare; lessi una sua biografia, dalla quale imparai più precisamente che, in seguito a ictus cerebrale, fu paralizzato e perse la capacità della parola (pur comprendendo), per oltre quattro anni...

Il 31 ottobre la mamma fu dimessa dal Malpighi e ricoverata a Villa Laura; avevo dimenticato di scrivere, sopra, che quando il 20 settembre ebbe l’ischemia, siccome quel giorno non era disponibile la dottoressa che abitualmente - e con molta dedizione - visitava la mamma, chiamai il prof. Facchini, che venne dopo poco, con la sua ben nota disponibilità; il giorno successivo la dottoressa e Facchini (che si conoscono dagli anni universitari) si parlarono e conclusero che era necessario il ricovero; così, concluso il periodo abbastanza lungo trascorso all’ospedale Malpighi (una quarantina di giorni), la mamma passò al reparto geriatrico di Villa Laura, reparto diretto proprio dal professor Facchini (che, come certo sai, è ormai in pensione come primario al Malpighi).

Un po’ per volta - anche per il dover stare sempre più a letto - si è accentuato nella mamma il disagio bronco-polmonare, respiratorio, cardiaco; fino all’ultima crisi, continuata per circa due giorni, di grave difficoltà respiratoria (cardiaca), terminata la sera del 23 novembre; ha conservato conoscenza fino a due ore prima della morte (quando è entrata in coma); qualche ora prima aveva di nuovo ricevuto l’unzione dei malati e la comunione; un po’ più tardi le ho letto - e sono certo che ha «partecipato» - il salmo 120 (121); il salmo 130 (131) e Luca 23, 44-49.

Ti ho scritto così alcune cose che possono già almeno un poco lasciar intendere per quali motivi credo di aver avuto molti aiuti. Mi è rimasta dentro gratitudine, una sorta di dolcezza ferma e chiara, con qualche ritorno di commozione.

Ho ripreso subito - anzi, posso dire di non aver mai interrotto del tutto - il lavoro all’Università, qualche incontro serale di letture, qualche incontro-colloquio con persone che lo desideravano; attualmente cerco anche di dedicare tempo a rispondere a chi mi ha scritto per l’occasione.

A casa sono solo, anche se bisogna dire subito che una mia cugina, col marito, abitano al piano di sopra; così, se non sono da altra parte, mi invitano sempre a mangiare, e si dan da fare anche per l’andamento della casa.

Credo comunque di dover ripensare, anche se non precipitosamente, a tutta la mia situazione, per cercare, anche con l’aiuto e il consiglio di qualcuno che può, di orientarmi efficacemente a vivere nel modo più sensato che posso quel tempo che mi sarà dato.

Questa volta ti ho parlato tanto di me; ebbi notizia a suo tempo (proprio attraverso il prof. Facchini) della bella giornata del tuo venticinquesimo. Ma per ora ti saluto, col ricordo Natalizio.

 

Paolo

 

[1] Suor Emanuale Ghini ocd - Carmelo "S. Teresa", Savona.

[2] L’Ospedale Malpighi di Bologna.

[3] Michele Pellegrino (1913-1986) ,è stato vescovo di Torino.La sua azione pastorale fu incentrata sull'attuazione del Concilio Vaticano II e si distinse per l'attenzione ai problemi concreti dei poveri e per il mondo del lavoro.


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