Per il matrimonio di M. Giovanna e Nicola

Omelia di Don Paolo Serra Zanetti

26 Luglio 2003

Letture: Qohelet 3,1-11; Salmo 91; 1 Pietro 1,13-17; Giovanni 1,1-18.

«Prendete con voi parole e tornate al Signore» (Os. 14,3), come è detto in una pagina mirabile del profeta Osea. Noi oggi ne abbiamo ascoltate numerose e preziose, di parole; credo che ognuno di noi desideri conservarle; gli sposi, che le hanno scelte, hanno certamente l’intenzione e la grazia di custodirle come luce orientativa della loro vita insieme. Se sono io che cerco di riproporre ora qualche aspetto, qualche eco, qualche dono, credo si da attribuire al fatto che sono il più anziano tra i celebranti e inoltre al mio impegno di presenza nella parrocchia di Giovanna, dove più volte abbiamo condiviso [con gli sposi], l’ascolto del Vangelo – e tutta la Scrittura tende a diventare ed essere Vangelo, nel nome e nello spirito di Gesù.

Certo è singolare che in una celebrazione matrimoniale si legga Qohelet, questo libro in cui sono messi in luce tante zone d’incertezza e di inquietudine della vita umana; si tratta chiaramente di una scelta meditata, che non sta a significare scetticismo ma l’importanza di una consapevolezza vigile: la complessità delle relazioni, l’imprevedibiltà che spesso sfioriamo o incontriamo, l’alternanza dei sentimenti e dei pensieri, questo e altro, potrebbe non di rado inquietarci insidiosamente o addirittura sgomentarci; è un aiuto e una pre­pa­razione di non poco conto quella che è offerta qui dal sapiente, acuto, disincantato autore; e la bontà di Dio sa insinuarsi anche e specialmente nelle nostre traversie e incertezze, recu­perando progressivamente spazi del nostro cuore e rendendoci partecipi di quella benedetta resistenza che è propria della fede fiduciosa e dell’amore che sa sempre di nuovo; e così si va imparando sperimentalmente che è proprio vero che «Dio ha fatto ogni cosa a suo tempo» e che ci ha messi in grado di cogliere qualcosa d’importante nello scorrere dei giorni e nel dipanarsi della storia, ma con la riserva fondamentale di un affidamento all’unico sapiente, fedele e misericordioso, nel senso ultimo e più vero.

Ma intanto con quanti segni, con quanti testimoni, Egli ci viene incontro e ci invita e ci attira e ci chiama amici.

Il Vangelo di Giovanni, scritto proprio perché riscopriamo costantemente la capacità di credere che Gesù è il Figlio di Dio e così viviamo della sua vita, ci presenta numerosi segni e decisive testimonianze per riconoscere, con gratitudine immensa che Gesù è il Figlio che è nel seno del Padre e che ci ha rivelato, spiegato, commentato, narrato il Dio che nessuno ha mai visto. Nel Prologo il Verbo, al Parola, il Logos che è presso e verso Dio, prima del tempo e oltre il tempo, il logos che è luce eterna, viene nel mondo, nel mondo spesso oscurato, nel tempo misurato sui movimenti planetari, nella frammentarietà della storia umana viene rischiarando il significato, viene per raccontare e offrire l’amore fino alla fine; Lui che non si rassegna a che una pecora vada perduta, lascia il ricordo incancellabile della Sua vita donata per tutti e per ciascuno; il Verbo fatto carne dilata in modo inaudito il senso e l’importanza di ogni pur piccola espressione di una vita; e la sua gloria, lo splendore convincente e trasformante dell’amore di Dio, si riverbera sul cammino umano, nella storia delle debolezze e della povertà, delle speranze e delle gioie.

Spesso si è osservato che il primo dei segni che Gesù compie si ha in occasione di una festa di no­­zze: quel matrimonio, di due spesi per noi sconosciuti, diventa l’occasione – sembrerebbe casualmente – della manifestazione anticipata del buon vino della felicità che Gesù vuol portare.

Ricordando il progetto iniziale di uomo e di donna , insieme, come immagine di Dio, e, ancora, della gioia convinta dl benedetto incontro, quando Dio presenta la donna all’uomo, possiamo un po’ meglio intendere che Gesù, mandando il suo spirito, il Paraclito, che ci guida nell’intera verità, vuole intervenire con una benedizione rinnovatrice nella realtà stessa del matrimonio, riportato alla gioia originaria e di fonte, investito della grazia che diventa la bella urgenza di esprimere qualcosa di Dio, attraverso Gesù e nello spirito di Gesù, vivendo il progetto d’amore nel quale l’uomo e la donna si incontrano per volontà e cura e dolcezza del Creatore amico e buono che ama gli uomini, facendoli anche partecipare della sua volontà creativa. Il primo racconto della creazione nello svolgersi della prima settimana nota più volte «e Dio vide che era cosa buona», e nel secondo racconto Dio fa la cosa buona di proporre la donna all’uomo; con la grazia di Gesù Cristo, nel sacramento della Chiesa, gli sposi sono chiamati a, e messi nella condizione di attuare con riconoscenza quella realtà così buona che ha il gusto di Dio, qualcosa di antico, qualcosa di freschissimo.

E sarà giusto dire che il matrimonio sarà qualcosa di bello a suo tempo: per questo preghiamo per questo qui. Perché il programma della sobrietà vigilante che vi siete posti davanti (1 Pt. 1), il desiderio della santità di Dio, che è speranza di ordine costruttivo, di originalità umile, di perseveranza paziente, di convinto e persuasivo amore, questo desiderio e buona tensione rischia di non reggere se non è ravvivato e motivato dalla preghiera, cioè da un’attesa, una ricerca, un desiderio che parte principalmente da un ascolto sempre più interessato, stupito, commosso, e diventa un’esplorazione che allarga l’orizzonte e insieme un principio di quiete e di pace.

E questo salmo ricorda quanto siamo sottoposti a insidie (il diavolo tentando di confondere Gesù), un insieme e soprattutto quanto è vigilante il Signore, alla cui ombra dimoriamo.

La celebrazione in questo luogo antico di preghiera vi aiuti a confermare i propositi più belli, che sempre ripartano dalla forza e dolcezza della parola che ci giunge nel nome di Dio, nello spirito di Gesù. In questo luogo e da questo luogo l’eco del Vangelo si è diffuso limpidamente, con limpida lieta paterna potenza.

Che sia così ancor oggi; e qualcosa di amoroso si realizzi dovunque vi troverete, dovunque ci troveremo, e in ogni angolo della terra.

 

 


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