UNA PAROLA STRAORDINARIAMENTE AMICA

Testo a cura di Alessandra Deoriti e Giancarla Matteuzzi

Introduzione

A quattro anni di distanza dalla precedente[1], si propone una nuova pubblicazione contenente testi di e su don Paolo Serra Zanetti. In prossimità del quinto anniversario della morte, ci è parso un modo per onorarne la memoria; secondario, certo, rispetto alla via maestra del fare il bene sulla quale egli era sempre molti passi avanti a noi e che rimane il suo lascito più sostanziale: secondario, ma forse non superfluo. Intanto, perché raccogliere degli scritti –anche minuti, anche di occasione- è materialmente un’operazione di affettuosa custodia del ricordo di una persona cara: per non tenerlo solo chiuso nel cuore ma condividerlo con chi lo ha amato e consegnarlo anche ad altri come notizia: a chi lo conobbe appena, a chi ne ha solo sentito il nome, o neppure quello; a chi pensa che nel mondo d’oggi i santi non nascano più e che le tenebre la vincano sulle loro piccole luci ( si veda nella terza parte la testimonianza di Marina Marino).

Perfino al di là del loro contenuto specifico più o meno rilevante, questi testi mettono in contatto con la voce di don Paolo, in forma diretta o mediata (cfr. la seconda parte, dove si raccolgono materiali di numerose omelie a partire dalle puntuali annotazioni di Fiorella Bartolini) : con le sue pause, le sue esitazioni, i suoi incisi dove par scomparire l’asse portante del discorso, poi spesso recuperato con sintesi pregnanti; i suoi superlativi e le attenuazioni prudenziali di espressioni troppo ardite, la finezza del filologo e la spirale benevola di una “parola amica” che, dalla sua Fonte, apprende come si debba e si possa offrire consolazione e speranza.

Siamo consapevoli che l’insieme disomogeneo dei pezzi conferisce al volume –già del resto al precedente- una certa intrinseca debolezza. Molti dei materiali qui confluiti, infatti, provengono da carte, o registrazioni, recuperate negli ultimi mesi fra le cose di don Paolo, o da amici che ne erano in possesso: in questo senso il volume rispecchia la storia recente di questi recuperi, in parte fortuiti o insperati (v. Omelia del 40° o Lettera a un confratello).

Abbiamo voluto rispettare il più possibile la forma di testi trovati come appunti o come minute da perfezionare nella veste definitiva (v. la sezione Lettere e appunti) che non è arrivata in nostro possesso; così come ci siamo limitate a leggeri interventi di ripulitura dei testi registrati, spesso su nastri di vecchia data e poco chiari all’ascolto, talora lacunosi. In diversi casi, non si è riusciti a datare i testi, né a ricostruire l’occasione in cui furono pronunciati: se ne dà conto nelle sintetiche introduzioni o nelle note ai singoli pezzi.

Ma questa - non solo apparente - occasionalità dei materiali raccolti, che ci fa immaginare che altre cose potranno aggiungersi in futuro, ha comportato ugualmente una certa selezione: ci auguriamo non arbitraria e sufficientemente rappresentativa delle diverse realtà fra le quali don Paolo si divideva.

I testi scritti o pronunciati direttamente da don Paolo costituiscono la prima parte del volume e sono stati approssimativamente accorpati per tipologie, con un ordine che va dal maggiore al minore: da contributi di notevole ampiezza (ad es. le lezioni tenute nell’ambito del gruppo biblico interconfessionale di via Venezian, cui don Paolo assicurò per molti anni una presenza fedele) ad altri di più semplice e schematico impianto, poco più che tracce per la meditazione e lo studio (si veda la piccola perla de “La voce di Dio nelle Confessioni”).

Anche nei fogli più “leggeri” appare evidente la non coincidenza -così tipica di don Paolo- fra incompiutezza e approssimazione; e la veste non rifinita di alcuni dei testi qui proposti, preliminari a ulteriori ricerche e sviluppi (Tracce di lavoro sulla Chiesa locale; Riflessioni sulla colletta …) ci pare che rischiari ancor di più una delle caratteristiche precipue dell’uomo e dello studioso, che non risparmiava a se stesso l’autoironia e agli altri le scuse per il suo eterno ritardo nel concludere: quell’interminabile amoroso “accostamento” all’oggetto –in primis la Scrittura- che oggi possiamo meglio vedere e apprezzare come una forma della mente, anzi, dell’anima; come un corrispettivo di quell’attenzione, di quella vigilanza fidente che don Paolo sempre suggeriva e incoraggiava nelle sue meditazioni e omelie. Un “tendere” e “attendere” che il senso si sprigioni dalla Parola rivelata, studiata, ma non posseduta, penetrata, ma mai esaurita, sapendo che “l’ultima parola –promessa già compiuta in radice- è l’amore del Dio vivente” (v. Riflessioni sulla colletta).

Le curatrici

Alessandra Deoriti, Giancarla Matteuzzi.

 

Il libro ha visto la luce per la collaborazione di molte persone, che ringraziamo vivamente.

In particolare: F. Bartolini, L. Bernardi, P. Delcorno, V. Ferratini, G. Gattei, S. Ghezzi, G.B. Leoni, L. Palmieri, C. Pellandra, F. Vaccari.

[1]  D. Delcorno Branca- G.Matteuzzi, La speranza resistente, ed. Lo Scarabeo, Bologna 2005


Scarica il testo

Vedi anche Testimonianze