Stampa

Giorgio Ghezzi: testimonianza nel volume "LA SPERANZA RESISTENTE"

PER DON PAOLO SERRA ZANETTI

L’età – per altro, non ancora avanzatissima - non lo aveva piegato. Semmai, a gravargli addosso era il tipo di vita che conduceva. L’amore brucia: e tanto più quando si recupera la sua vera dimensione, che è quella attiva. Non tanto riscoprire nell’”altro” una medesima natura che, genericamente, ci affratella, quanto individuare, in quell’”altro”, gli elementi in base ai quali acquista finalmente un senso reale quel “farsi prossimo” di cui resta come esemplare ammonimento il buon Samaritano.

A don Paolo era capitato proprio così. Proprio ad uno studioso, sempre propenso, anche per dovere professionale, a delimitare e circoscrivere i concetti e ad operare classificazioni. E’ vero: lunghe “file” di postulanti gli si accalcavano attorno, e a volte autentiche torme di personaggi tra loro difformi gli facevano addirittura “la posta” per impadronirsi di parti anche modeste del suo stipendio universitario, non appena riscosso, o magari ancor prima. Qualcosa c’era per tutti. Ma non pensiamo che gli si affollassero intorno solo emarginati “di lungo corso”: no.  Come sapeva distinguere e, talvolta, limitare anche severamente quegli appetiti che, se soddisfatti in modo indiscriminato, finiscono per ritorcersi a danno di altri, in modo altrettanto puntuale ed analitico don Paolo sapeva anche individuare i “nuovi poveri”, i “decaduti”, tanto maggiormente, a volte, difficili da trattare nel loro sopravvenuto o coatto ritegno.

Ma non è di questo che mi si è chiesto di parlare: altri ne tratterà, che assai più di me ha seguito, specie nel corso degli ultimi anni, le attività di carità e di assistenza del nostro amico. Per parte mia, vorrei invece limitarmi a parlare di don Paolo (o, meglio, don Paolino) come ebbi modo di conoscerlo negli anni della giovinezza. Anni che coincisero, in grandissima parte, con quelli della FUCI, e che ricordo ancora tra quelli più formativi della mia stessa personalità. E come avrebbe potuto essere diversamente, con la presenza di assistenti spirituali – così esigenti e puntuali nell’assolvere i propri doveri educativi, ma anche così “aperti” anche ideologicamente -, quali (l’ancora don) Luigi Bettazzi e Umberto Neri?

Convivevano, in quella FUCI, spiriti liberali e tolleranti: indispensabili, come il pane, per quei giovani studenti che si trovavano sempre al bivio tra la visione cristiana di un umanesimo integrale e gli ideali mondani di sapore ribelle e liberatorio, non sempre mediati da comuni radici di pensiero liberaldemocratico, aperte e comprensive di altre  e differenti vicende della riflessione sociale e politica. Di qui, certo, il rischio – ma ormai dato per scontato - di visioni sincretistiche, e di qui anche la faticosa peregrinazione di molti di noi attraverso esperienze politiche, anche militanti, forse condite di entusiasmi e di illusioni, ma pur sempre condivise con intenzioni di buona fede, e talvolta confortate da (reali o solo apparenti) successi.

Prevalevano, talvolta, le suggestioni politiche: così, ad es., capitò anche a me. Molto maggior equilibrio animava la presenza, ecclesiale ed anche politica, di amici quali Vittorio Citti, ma anche l’orizzonte del “fare” proprio di Alberto Manaresi e di chi già lavorava, con lui, ad ambiziosi ma concretamente realizzabili (e in parte realizzati) progetti, quale, ad es., Edgardo Monari.

Cosa significava, in quell’ambiente e in quel contesto, la presenza di don Paolo? Non era certo alieno dal seguire le vicende politiche, anche molto al di là delle mura cittadine: ma non vi si immergeva mai totalmente, pur, come si usa dire,  “tenendo i contatti”. La sua era tutt’altra sfera: quella degli studi, ampiamente riconosciuta (ma avrebbe potuto esserlo assai di più), e soprattutto quella della carità operosa. Attorno a sé, effondeva il profumo “buono” dei pur grandi significati che sono, per quanto non di frequente, insiti nelle piccole cose. Per quanto può personalmente concernermi, mi accompagnò nel pianto liberatorio che spesso consegue al ritorno alle pratiche della Fede dopo una lunga assenza. Fondamentale fu una rilettura, non facile anche perché strettamente collegata a più ampi (e per me impervi) approfondimenti della divina risposta al quesito di fondo di chi chiede al Signore: “aiutaci a pregare”.

A pregare “insieme”, vorrei dire: e il pensiero corre, allora, anche alla presenza di don Paolo nel Gruppo biblico interconfessionale solito a riunirsi presso la Chiesa evangelica metodista e ad ascoltarne acutissime interpretazioni dei testi letti e riletti a volte nella loro lingua originale. Certo, il nostro amico non era munito di quelle armi di taglio o di punta delle quali  si fanno belli i polemisti, quale che sia (e quindi anche gli studi teologici) il campo di battaglia. Ma quante volte il suo ragionamento arguto e, se del caso, anche ironico, poteva avere ragione di contraddittori meno preparati, pur se più brillanti!

Troppo complicato, poco comprensibile: non era nuovo a sorbirsi anche queste critiche, il nostro don Paolo. Certo, un intelletto amante delle raffinatezze del buon gusto. Ma – quel che più conta e conta davvero - anche un uomo capace di sondare gli oscuri anfratti della storia per arricchirli non solo della sua personale interpretazione, ma anche per cercare di scorgervi i “segni” del progetto divino che vi si insinua e che, almeno ad alcuni spiriti, vuole farsi palese anche al di là delle più patenti e a volte atroci contraddizioni. Un giorno, dopo avere a lungo discettato sugli interrogativi di fondo che, rinnovandosi, non cessano di affliggerci, mi disse: vedi, è vero, le tenebre sembrano avvolgerci, ma è sufficiente il tralucere di un brillare lontano, è sufficiente un puntino luminoso, per farci capire che, invece, l’umanità si muove, e lo fa in quella direzione (l’”al di qua dell’al di là”?, che segnala, malgrado tutto, la presenza del divino nella storia degli uomini. Altri direbbe: dell’ineffabile, ma quel che conta è la sostanza.

Giorgio Ghezzi


Scarica il testo

Vedi anche Testimonianze

Categoria: Testimonianze
Visite: 55