Per il matrimonio di Anna e Andrea
Omelia di Don Paolo Serra Zanetti
18 Aprile 1998
Sento come il debito di qualche parola, qui ed ora, in cui ci sia almeno un’eco di quel che ci siamo detti, Anna, Andrea ed io, incontrandoci più volte, in vista di questo giorno in questo luogo.
Ho solo ripensato, brevemente, qualcuna delle parole delle letture che abbiamo ascoltato; lascio volentieri al caro padre Remigio una riflessione più organica e compiuta.
Intanto esprimo qualcosa che mi urge, più ancora che per dovere, per affettuosa partecipazione al cammino degli sposi e insieme per il gusto e il tentativo di lasciar risonare qualche nota dell'armonia molteplice della parola: “Mostrami il tuo viso fammi sentire la tua voce, dice lo sposo.” La voce inconfondibile, che rassicura, il viso ha una sua luminosità, alba e termine di bellezza.
Un desiderio ben semplice di un innamorato, un desiderio - posso dirlo? -che sconfina dal momento presente verso orizzonti che si dilatano, una attesa e una richiesta a cui presto corrisponde la parola di lei, una parola che ha qualcosa di definitivo:
"Il mio amato è per me ed io per lui." Quando Gesù dice "Vi ho chiamati amici" esprime un progetto e un evento di forza definitiva, di attrattiva sorprendente e, a ben pensare, commovente, è una proposta e un'offerta di confidenza totale; per Gesù l'origine e il sostegno e l'impulso è quel fuoco ardente di amorosa verità che Egli chiama, tante volte, Padre, il calore di quell'amore è tale che porta a dare la vita per gli amici.
Desidero e chiedo che l'amore personale, intenso, totale di Anna e Andrea comprenda qualcosa di questa creativa amicizia.
L'apostolo Paolo propone uno stile di vita ispirato a un'offerta di sé che egli chiama "culto spirituale" e che per esempio comprende "l'amarsi gli uni gli altri con affetto fraterno", il "gareggiare nello stimarsi a vicenda", "l'essere solleciti per le necessità dei fratelli".
Si tratta di un culto veritiero, opposto a quello esteriore e formale; questo impegna la vita, e potrebbe esser detto "logico", "secondo ragione", più letteralmente "ragionevole".
Nel Vangelo secondo Matteo Gesù per due volte (9, 13;12,7) cita un passo del profeta Osea (6,6) "E' l'amore / la misericordia /la fedeltà che voglio, non il sacrificio"; non si tratta dell'eliminazione di ogni celebrazione cultuale, ma della messa in luce del suo significato pieno e del suo frutto necessario.
Allora penso ad una fedeltà che resiste,che sa suscitare desiderio di risposta, che si rivela affidabile, che incoraggia, che persuade, che dà il gusto del "si", che invita a cercarne il fondamento; una fedeltà amica e amabile, che si fa bontà efficace e che, nell'ora stessa della minaccia del male, sa riscoprire e favorire la via della vittoria del bene.
E’ un programma che il Vangelo propone a ognuno che riesce ad ascoltarlo; oggi è un fiducioso augurio che rivolgo ad Andrea e Anna, di saper lietamente e progressivamente percepire e sperimentare la consolante ragionevolezza di una vita orientata su una parola di tanta pace.
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Vedi anche: Riflessioni e Omelie